Nonostante Socrate non abbia mai scritto nulla, incrociando e vagliando sia le fonti amiche (Platone, Aristotele, Senofonte) che quelle avversarie (Aristofane, Policrate), siamo riusciti a ricostruire le tappe essenziali del suo filosofare, che sono essenzialmente tre:
1) Il dialogo: Socrate fa proprio il motto delfico “Gnōthi seautón (conosci te stesso)” e lo interpreta come un’aporia, un cenno (segno divino), perché come avrebbe detto Eraclito “Il signore, il cui oracolo è a Delfi, non dice né nasconde, ma indica“. Quindi, egli intende la filosofia come una ricerca incessante della verità, una tensione, un anelito (“la scrittura è nemica della ricerca” gli farà dire Platone nel Fedro, per questo probabilmente Socrate non scrisse nulla), perché lo scritto volendo mettere nero su bianco cristallizza il pensiero, arresta la ricerca. Inoltre, lo scritto risponde sempre allo stesso modo e può essere mal interpretato. Pertanto, Socrate è il filosofo dell’oralità, della filosofia intesa come dialogo incessante con se stessi e con gli altri alla ricerca della verità che ciascuno di noi porta in grembo, e che è però confusa con una miriade di opinioni diffuse, credenze e convinzioni radicate. Egli predilige il discorso breve e pungente, dialogico, fatto di domande e risposte secche, quindi controllabile in tutte le sue tappe argomentative (la brachilogia), e lo preferisce al discorso d’apparato, ornato, prolisso, di matrice sofista (la macrologia).
2) L’ironia (eironèia = dissimulazione): Socrate usa il dialogo per mettere in crisi ogni sapere dogmatico e acritico, servendosi dell’arte dialettica o della dissimulazione, attraverso la quale finge di non sapere accettando le tesi dell’interlocutore per poi decostruirle attraverso (l’elenchos = confutazione), mostrandone così inconsistenza e contraddittorietà. L’ironia è quindi necessaria per liberare gli uomini dalle false credenze di cui sono imbevuti e spingerli verso la virtuosa ricerca della verità. Egli professa di “non sapere“, ma si tratta in questo caso di un “non sapere” consapevole (la più alta forma di sapienza tra gli uomini, irrisoria se paragonata alla sapienza divina), perché solo chi sa di non sapere potrà andare alla ricerca, potrà essere curioso, sottoponendo la propria esistenza ad un’incessante disamina e quindi facendo filosofia (“una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta“). Il “non sapere” è indispensabile per iniziare qualunque ricerca e interrogarsi sul “che cos’è?” (ti esti).
3) La maieutica: Attraverso l’ironia si concretizza la maieutica: cioè l’arte di far partorire ad ogni uomo la verità che cela dentro (ars ostetricia), che Socrate eredita da sua madre Fenarete, che era levatrice (ostetrica). Mentre sua madre fa partorire le donne, Socrate è un ostetrico delle anime, e quindi fa partorire gli uomini portando innanzitutto alla luce la coscienza della propria ignoranza. Così come la levatrice non regala nulla di proprio alle donne, ma aiuta ciascuna donna gravida a partorire un proprio bambino, allo stesso modo, Socrate non attinge a nessun insegnamento tratto da un proprio sapere, ma aiuta gli uomini gravidi nell’anima a far emergere quanto inconsapevolmente essi celano dentro di sé. Socrate ha così ispirato moderni metodi pedagogici, secondo i quali l’allievo non è un vaso vuoto da riempire attraverso le nozioni e l’indottrinamento compulsivo, ma un fuoco da accendere e stimolare nelle sue capacità autoeducative, di autoapprendimento e di ricerca. Quindi l’insegnante deve accompagnare l’allievo finché questo non impara a camminare sulle proprie gambe.
Infine, possiamo dire a buon diritto, che il metodo filosofico socratico è il presupposto di ogni indagine filosofica successiva, e che gli elementi costitutivi dell’atteggiamento metodologico dominante del socratismo caratterizzano il fondamento di ogni filosofare (il conosci te stesso attraverso il dialogo, il non sapere imperniato sulla sottile ironia, la ricerca intesa come processo fecondo, maieutico).
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Cfr. Canale YouTube Filosofandofacile; Trentadue ore di filosofia antica (seconda edizione) di Lidia Palumbo (Paolo Loffredo iniziative editoriali); La filosofia non è una barba di Matteo Saudino (Vallardi Editore).
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