Genealogia della metafisica nel “Nietzsche” di Heidegger:

Nel primo inizio del pensiero aurorale era l’essere a presentare l’ente, ma con la concezione Platonica dell’essere come idea, l’idea diviene l’universale corrispondente al particolare; poiché ogni singolare e particolare ha il suo essere nella sua rispettiva idea: l’idea, in quanto conferisce l’essere è a sua volta l’ente vero e proprio.

Se con Protagora, l’uomo si pone al centro dell’enticità, con l’Umanismo egli vuole “sostituirsi all’essere” nel tentativo di assicurarsi il possesso incondizionato dell’ente.

Si approda dunque, con Descartes, all’incarnazione dell’antropocentrismo dell’ego cogito, del soggetto rappresentante, “signore della cerchia del suo disporre”, il cui disporre è costituito dalla totalità dell’ente, assunta come oggettività.

L’uomo, rappresentando, pone dinnanzi- vor stellt- l’ente, che a sua volta, in quanto posto dinnanzi a un soggetto si chiama oggetto: con l’oggettivizzazione della totalità dell’ente prende avvio l’epoca della riduzione del mondo a immagine soggettiva. La metafisica dell’Occidente ha separato l’ente dall’essere, consentendo all’uomo di “prendere posto nel bel mezzo dell’ente”, di ridurre l’enticità a disponibilità incondizionata dei mezzi di dominio con cui potersi difendere dall’insecuritas che accompagna l’anticipazione del futuro.

Con Nietzsche “la metafisica della presenza” trova un continuum nel Nichilismo, che porta a una nuova compagine ontica, quindi una nuova verità dell’ente nel suo insieme: “la metafisica della volontà di potenza”.

Nietzsche assicura il divenire, ponendo al centro l’ente, che coincide col principio della “volontà di potenza”: condizione che garantisce la conservazione e il potenziamento della potenza ad opera del superuomo, che determina la nuova posizione dell’essere dell’uomo, e riconosce l’uomo come misura e centro di sé. Nietzsche assicura il divenire, ponendo al centro l’ente, che coincide col principio della “volontà di potenza”.

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