Il Preludio dell’Atto I di Tristan und Isolde di Wagner. Un primo piano di Kirsten Dunst, con lo sguardo perso nel vuoto, mentre attorno a lei vediamo una “pioggia” di uccelli morti. Gli slow motion che preannunciano vari eventi del film, come il rallenty in abito da sposa della Dunst mentre viene trattenuta da quelle che sembrano delle radici o viticci. Una “riproduzione” del quadro Ophelia di Millais. Lo schianto tra il pianeta Melancholia e la Terra, che manifesta fin da subito l’esito della pellicola.
Questo è solo il prologo di Melancholia, film di Lars Von Triers del 2011. Occorre precisare che il regista, per questo film, si è ispirato alla sua stessa esperienza con la depressione. Lo spettatore può percepirlo fotogramma per fotogramma. Centoventi minuti di tensione e dolore. “L’affetto corrispondente alla melanconia è quello del lutto, cioè il rimpianto di qualcosa di perduto. Così nella melanconia dovrebbe trattarsi di una perdita e precisamente di una perdita della vita pulsionale”. Con queste parole Freud tratta per la prima volta il tema del lutto e della melanconia (cfr. FREUD, OSF, II, p. 29).
Lo scopo di questo mio articolo (in due parti) è, infatti, quello di indicare un annodamento tra cinema e psicoanalisi a partire da due lemmi presi dallo studio del mondo onirico e psicologico, Vorstellung e Darstellung, e di come questi si intrecciano col trauma.
Nella psicoanalisi freudiana, il concetto di Vorstellung (rappresentazione) si riferisce a una riproduzione mentale diretta di una percezione sensoriale o di un evento vissuto.
È un’immagine o un pensiero cosciente che riporta alla mente qualcosa di già esperito. È legata al sistema percettivo e al principio di realtà e si forma attraverso l’identificazione sensoriale e la memoria.
Un trauma è un evento psichicamente sconvolgente, che inonda il sistema mentale di stimoli troppo intensi da essere elaborati e integrati. Secondo Freud, durante un trauma, la capacità di Vorstellung viene momentaneamente sopraffatta, impedendo all’individuo di percepire e comprendere chiaramente l’evento traumatico. “Nella psicologia fondata sulla psicoanalisi, ci siamo abituati a prendere come punti di partenza quei processi psichici inconsci le cui proprietà ci son divenute note attraverso l’analisi. […] Questi processi mirano a ottenere piacere; dagli eventi che possono provocare dispiacere l’attività psichica si ritrae (rimozione)” (cfr. FREUD, OSF, VI, p. 454). Riassumendo quindi è quello che decidiamo di ricordare, sia coerente o meno con la verità.
La Darstellung (figurazione) è il processo inconscio attraverso cui contenuti psichici traumatici, altrimenti insostenibili per la coscienza, vengono simbolicamente presentati alla mente attraverso quattro modalità: rimozione (espulsione dalla coscienza), spostamento (trasferimento dell’angoscia su un altro oggetto o persona), condensazione (più contenuti traumatici vengono trasferiti su di un unico oggetto) e proiezione (aspetti inconsci del sé vengono proiettati su altre persone). È il “serbatoio/generatore” dei sintomi.
“Una rappresentazione inconscia è quindi una rappresentazione che non avvertiamo, ma la cui esistenza siamo pronti ad ammettere in base a indizi e prove di altro genere. […] Il termine inconscio, che fin qui abbiamo usato solo in senso descrittivo, acquista ora un significato ulteriore. Non indica soltanto pensieri latenti in genere, ma specificamente pensieri latenti con un determinato carattere dinamico, quelli cioè che si mantengono lontani dalla coscienza malgrado la loro intensità e la capacità di diventare operanti.” (cfr. FREUD, OSF, VI, pp. 575-578).
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