La decrescita felice teorizza che, rallentando i ritmi della vita sociale, possiamo tornare a uno stato di equilibrio psicofisico che, da qualche anno, abbiamo perso. Stiamo correndo dietro al progresso e al capitalismo disumano per avere l’illusione di controllare il nostro destino. Così facendo, però, ci stiamo ingabbiando, da soli, in piccole celle mentali. Deleghiamo privacy e sicurezza a enti esterni che non conosciamo, con la speranza che siano rispettosi dei nostri diritti. Pensiamo che la velocità ci permetta di fare e di avere di più quando invece corriamo dietro a un tempo che non esiste e che non possiamo recuperare. La lentezza ci allinea al tempo della Natura, quello che Nietzsche, con l’Eterno ritorno, pensava fosse l’unico a poterci liberare dalla schiavitù della tecnologia.
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lo trovo molto bello e giusto