Che il Cielo fosse un posto speciale anche dal punto di vista religioso, lo possiamo vedere non solo in Grecia, dove si credeva che gli Dei olimpici discendessero da divinità primordiali personificazioni del cielo, quali Urano ed Etere, ma anche in Mesopotamia e nel Medio Oriente e successivamente nelle religioni abramitiche, che pescheranno a piene mani dal platonismo e dall’aristotelismo.
L’etica nell’arco temporale che noi chiamiamo Medioevo diventa appannaggio delle guide religiose e tale resterà durante tutto il periodo.
Dalla rivoluzione scientifica, dal ‘600 in poi, il Cielo diventa molto più “terreno” e luogo di scoperte e dibattiti scientifici: pianeti, lune e moti planetari diventano il pane quotidiano delle speculazioni non religiose. La sua connotazione religiosa, tuttavia, mantiene comunque un significato interiore nel mondo occidentale cristiano: continua ad essere la sede di una potenza di cui i pianeti e le stelle non ne sarebbero altro che una manifestazione.
Col passare del tempo, tuttavia, la “separazione delle carriere” tra filosofi, ancora legati alla metafisica, e gli scienziati, toglie quella che è una base etica al progresso, o per lo meno la perdita di questo legame non è tangibile alla platea di profani. Ad influenzare questa separazione, inoltre, si inserisce la diffusione del protestantesimo. Il protestantesimo, in particolare, incoraggia l’uso della ragione per interpretare la Bibbia e questo porta a un maggiore interesse per l’indagine scientifica.
Il rapporto tra cosmologia ed etica all’epoca era stretto e complesso: da un lato, la nuova cosmologia copernicana del mondo scardinava quella tradizionale, basata sull’idea che la Terra fosse al centro dell’universo e che l’uomo fosse la cosa più importante nell’universo. Ne sono scaturite una serie di domande sull’uomo e sul suo posto nel mondo, che hanno avuto un impatto significativo sulla riflessione etica: la visione di un universo infinito e ordinato suggeriva che l’uomo fosse parte di qualcosa di più grande e che le sue azioni avessero un impatto sull’universo. Nasce una nuova visione, incentrata sulla responsabilità dell’uomo nei confronti dell’ambiente e delle generazioni future.
Alcuni dei pensatori più importanti dell’età moderna, come Giordano Bruno, Galileo Galilei, Francis Bacon e René Descartes, esplorano la relazione tra cosmologia ed etica in modo significativo. Bruno, per esempio, sostiene che l’universo è infinito e che l’uomo è parte di un unico essere divino. Galilei sostiene che la scienza può essere utilizzata per comprendere la natura e che questa conoscenza possa essere utilizzata per migliorare la vita dell’uomo. Bacon invece che la scienza possa essere utilizzata per controllare la natura e che questa conoscenza possa essere utilizzata per migliorare la società. Descartes, infine, che l’uomo sia una creatura razionale e che la ragione possa essere utilizzata per trovare la verità e vivere una vita etica. Altri scienziati, come Isaac Newton, cercano di conciliare la scienza con la religione, sostenendo che le due discipline erano semplicemente due modi diversi di conoscere la verità.
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