La crescente affermazione del Capitalismo conduce ad un decremento dell’Arte che progressivamente si traduce in “industria culturale”. Ma il trucco c’è e lo si ragiona. Tutto ciò a dover del fatto che questa tale industria è finalizzata al mercato del sistema capitalistico che fornisce a sua volta, “prodotti” a scopo di intrattenimento di massa. La “cultura“ di massa è così il nascondiglio di quella mera e comune idea che deve essere trasmessa a tutti i fruitori, da parte di chi ci vuole imporre una cosa e non un’altra. Stereotipi e luoghi comuni, spesso fuori luogo. Compito di questa industria culturale è diffondere certi tipi di intrattenimento, presentandoceli come “forme artistiche”. Certo, da un tal punto di vista è un lavoro creativo. Sì, come no! Il movente è livellare e rendere piatta l’immaginazione del consumatore, di modo ch’egli venga frenato dal desiderare altro rispetto a ciò che gli viene propinato. Un bel giochetto fatto e interpretato a mo’ di lezioncina dai mass media, nessuno escluso. Tacere, anzi far tacere ogni spirito che potrebbe inversamente e diversamente essere libero. Percezioni della coscienza, quelle restano. Processi cognitivi sostituiti da registrazioni meccaniche. Credo che l’esigenza oggi debba superare questo assopimento, e si debba far spazio a quella esigenza interiore di oltrepassare certi vincoli corali. Se condividere è importante, uniformarsi mettendo a letto le individuali potenzialità mi sembra quasi un delitto. Riprendiamoci la nostra cultura allora. Facciamo cultura libera e individuale come forma libera di pensiero e di esigenza del bello stoico.
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Bellissimo ragionamento.
Già il fare Cultura con la c maiuscola sarebbe prendere coscienza del suo intrinseco valore.