Il termine intelligenza deriva dal latino intelligere e corrisponde a quella facoltà di adattarsi, di comprende e di pensare dell’uomo. Ma non solo l’uomo ha intelligenza. Gli animali, per esempio, hanno una loro intelligenza che può essere di difesa e di predazione e di costruzione di una base sicura per la sicurezza della prole.
L’uomo è diverso però, poiché dotato di facoltà di pensiero e ciò lo rende “più” intelligente degli altri animali sotto diversi punti di vista. Egli nel corso della storia ha dovuto utilizzare la sua intelligenza superiore per resistere alle avversità della natura. Così Emerson: «La natura non è mai stata gentile con l’uomo; o lo ha ucciso o lo ha reso forte».
L’intelligenza artificiale è la creazione ultima dell’uomo moderno, nonché quella più pericolosa. Vediamo ora il suo legame con la filosofia.
Tenuto conto che l’IA è la disciplina che studia la riproduzione mediante sistemi informatici di meccanismi relativi alle facoltà cognitive degli esseri umani e la filosofia di come la conoscenza possa svilupparsi, possiamo dire, anche se con molta cautela, che L’AI usa strutture logiche sillogistiche simili alla filosofia.
Infatti, già Aristotele introdusse il sillogismo, una legge logica per generare delle conclusioni certe a partire da ipotesi. Questo a livello teorico, ma se andiamo avanti di qualche secolo, con il suo meccanicismo troviamo Thomas Hobbes che sosteneva nel Leviatano la presenza di un animale artificiale in cui le parti organiche erano costituite da parti meccaniche; e ancora che ragionare significa calcolare.
Questo ci dà spazio ad una serie potenzialmente lunga di considerazioni. Gli animali del futuro saranno meccanici? Ci sarà una natura sempre più artificiale? Ma ha senso parlare di natura artificiale? Siamo quindi di fronte ad un ossimoro, ad una contraddizione sostanziale.
Non possiamo non citare la Pascalina di Pascal, la prima calcolatrice moderna meccanico-aritmetica e il dispositivo costruito da Leibniz, una macchina d’ottone identificato come uno dei primi dispositivi per il calcolo nel diciassettesimo secolo.
Come possiamo notare, molti filosofi avevano pensato a qualcosa che oggi abbiamo e anzi, a qualcosa che non si sarebbero neanche lontanamente spinti a pensare, come lo smartphone, tv smart e super computer.
L’Artificial Intelligence è una minaccia o una necessità per l’uomo?
Se oggi viene vista sotto punti di vista migliorativi della vita quotidiana dell’uomo, in futuro potrebbe dire la propria in modo più aggressivo. In che senso? Beh, secondo la modalità forte, già oggi l’intelligenza delle macchine, seppure passiva, risulta sorprendente e alle volte ne rimaniamo sbigottiti. In futuro queste, dotate di una propria coscienza seppur informatica e autonoma, potranno essere e risultare pericolose per l’umanità stessa.
In particolare, mi riferisco alla robotica, e alla violazione delle tre leggi create dallo scrittore e biochimico statunitense Isaac Asimov:
- Un robot non può recare danno agli esseri umani, né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, gli esseri umani ricevano danno.
- Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, tranne nel caso che tali ordini contrastino con la Prima Legge.
- Un robot deve salvaguardare la propria esistenza, purché ciò non contrasti con la Prima e la Seconda Legge.
Ieri fantascienza, domani realtà. Cosa succederebbe se si violassero queste leggi? E i robot avessero piena autonomia di decidere, una coscienza informatica? Di sicuro sarebbe una guerra dei cloni, citando Star wars.
Ecco che è quindi importante fare delle considerazioni filosofiche in merito. Cosa è giusto fare? Come è giusto trattare questo tipo di intelligenza?
Tenendo conto che il progresso attraverso il capitalismo è in continua espansione, tutto porta a pensare che tra non molti anni questa evenienza possa divenire realtà, anche perché l’uomo è da sempre la prima macchina difettosa, quindi incapace di salvarsi e di salvare la natura, anzi.
L’articolo è soggetto a Copyright© secondo la Legge 22.04.1941 n. 633 (Legge sulla protezione del diritto d’autore), per maggiori informazioni consultare Termini e condizioni.